Ancora sulla sentenza CEDU
Le nuove prospettive del caso Giuliani
La lunghissima sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo pronunciata a seguito del ricorso di Haidi e Giuliano Giuliani contro il governo italiano per la morte del figlio Carlo quel fatale 20 luglio 2001 durante il G8 genovese merita qualche considerazione più approfondita. Non ci se la può cavare con il giudizio "politico" per cui un altro giudice ha inteso mettere una pietra sopra quell'omicidio. Si potrebbe concludere che a Strasburgo non c'è un giudice e la Cedu si è mossa nella stessa linea del giudice genovese che archiviò invocando per Placanica la legittima difesa e l'uso legittimo delle armi solo se si parte dal presupposto che i genitori di Carlo ed il loro tenace difensore avessero messo al primo posto delle loro richieste il riconoscimento della colpa di Placanica. Il che non è e, del resto, non avrebbe potuto essere. La Cedu non è mai chiamata a decidere sulla colpevolezza di un soggetto, ma se in questo o quel caso il processo si è svolto con tutte le dovute garanzie e se l'indagine che precede il processo è stata carente o lacunosa. Il ricorso Giuliani proprio questo lamentava: che l'indagine sull'omicidio di Carlo era stata svolta male, affrettatamente e con troppi punti oscuri. Sarebbe occorso, invece, un pubblico dibattimento. Proprio su questo punto la complessa sentenza da ragione ai Giuliani.
Fin dall'inizio dell'indagine (mancato tempestivo avviso ai congiunti dell'autopsia da effettuarsi e quindi impossibilità per loro di nominare periti; nulla osta alla cremazione della salma di Carlo a meno di 72 ore dall'evento), e poi nei risultati sommari e tutt'altro che convincenti degli accertamenti tecnici; continuando nella mancata indagine sulle modalità con cui si intese tutelare l'ordine pubblico in quei giorni a Genova e quindi sul non avere indagato se vi fossero state responsabilità nel mandare un inesperto psicolabile come Placanica con una pistola armata di pallottole letali e via continuando; tutti questi elementi fanno ritenere che non è stata condotta un'indagine seria, approfondita ed esaustiva.
Ciascuno di questi elementi citati va a colpire dati che in tutti questi anni sono stati da molte parti censurati, anche nelle aule giudiziarie; ma che di fronte ai giudici genovesi hanno sempre trovato poco ascolto. Eccetto la contraddittorietà degli ordini e la gestione complessiva dell'ordine pubblico quel venerdì 20 luglio, specie in via Tolemaide e dintorni, che già avevano trovato un riconoscimento significativo all'interno della, peraltro durissima, sentenza di primo grado contro i manifestanti. Ora tutto ciò trova una sanzione ulteriore a livello internazionale. Non è poco.
Ma la sentenza di Strasburgo pone anche questioni non da poco sulla dinamica stessa dell'omicidio, pur attestandosi poi sulla legittima difesa. Come si è potuto non indagare sul frammento di metallo rilevato nel cranio di Carlo? Come mai fu ferito con un sasso quando era già agonizzante? Come mai il defender su cui era Placanica non aveva reti di protezione ai finestrini e quindi un asse poté entrare all'interno e così impaurire il carabiniere fino a provocarne la sproporzionata reazione? Come mai Placanica, al pari degli altri operativi, fu dotato di proiettili letali invece che di proiettili di gomma antisommossa, come prescrivono le norme internazionali in questa materia e in casi come questi? I giudici di Strasburgo si sono spinti ben oltre le facili spiagge su cui si era attestata la magistratura genovese. «Deplorevole» per alcuni aspetti, l'operato della Procura, «troppe questioni cruciali sono state lasciate senza risposta», per concludere che «le autorità non hanno condotto un'adeguata indagine sulle circostanze del decesso di Giuliani». Non lo si era mai letto in una sentenza italiana, e la censura non riguarda solo la magistratura ma anche investigatori e politici.Non è un caso che i giudizi politici di parte governativa (Gasparri) si sono affrettati a dire che ora la partita è veramente chiusa. Al contrario, oggi la partita si riapre. Può essere che Placanica si senta rafforzato nell'esimente della legittima difesa. Ma vi sono responsabilità ben maggiori in capo a chi operò perché quel momento si verificasse con quelle caratteristiche.
La sentenza Cedu, quindi, non solo apre alla possibilità che i genitori di Carlo agiscano in sede civile per un risarcimento adeguato, sempre ammesso che esista un possibile risarcimento per la barbara uccisione da parte dello Stato di un figlio ventenne. Ma potrebbe riaprire anche le porte dell'indagine penale, magari non necessariamente o solo contro Placanica, ma contro chi in quei drammatici giorni pose i presupposti perché la sua mano sparasse contro Carlo. Per non dire di una possibile commissione parlamentare d'inchiesta, tante volte invocata (da pochi) e sempre rigettata (da molti), che ora troverebbe una sua ulteriore legittimità proprio nella pronuncia dell'alta Corte internazionale.
COMUNICATO STAMPA 7/7/2009
COMUNICATO STAMPA
A PROPOSITO DEL VADEMECUM ANTIREPRESSIONE
A proposito delle notizie relative a un cosiddetto “vademecum antirepressione” distribuito oggi a Roma nel corso delle proteste contro il vertice g8 il Legal Team Italia precisa di non aver redatto né distribuito alcun documento del genere.
Come risulta chiaramente dal logo impresso sul volantino si tratta di un’iniziativa di gruppi studenteschi che hanno ritenuto di apporre in calce a un testo da loro preparato l’indicazione del centro di assistenza legale apprestato in via Giolitti n. 225, i numeri di telefono ed il nostro sito web www.legalteamitalia.it sul quale si trovano i riferimenti per l’assistenza legale ma null’altro.
Né il contenuto del documento né le modalità di diffusione dello stesso hanno alcuna attinenza con il Legal Team Italia.
Roma, 7/7/2009
Legal Team Italia
La morte di Carlo e la sentenza della Corte Europea
LA MORTE DI CARLO GIULIANI E LA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA
di Ezio Menzione
Anche la Corte Europea, con una sentenza pubblicata ieri, si è espressa sostenendo che il carabiniere Placanica, in quell’ormai lontano 20 luglio 2001, durante il G8, avrebbe agito per legittima difesa quando sparò ed uccise Carlo Giuliani.
Strasburgo come Genova: non c’è un giudice a Berlino, verrebbe fatto di dire.
E’ così, indubbiamente. Anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non è immune da pressioni politiche; è ben lungi dal non praticare compromessi; conosce bene fin dove può spingersi senza troppo infastidire gli stati membri.
Eppure sono convinto che tutto sommato i giudici europei si siano spinti laddove la magistratura genovese non ha nemmeno inteso affacciarsi.
La sentenza si muove su tre capisaldi:
Primo. Placanica ha sparato per legittima difesa e comunque aveva il diritto di farlo. E’ la stessa ipotesi su cui si mosse il Giudice genovese che archiviò la posizione del carabiniere. Conclusione non condivisibile, viste le risultanza dell’indagine (quella di allora e quel tanto di verità che sul punto è emerso successivamente) che la famiglia Giuliani e per loro l’Avv.Niccolò Paoletti aveva esposto con chiarezza alla CEDU. Per lo meno, però, la CEDU fa piazza pulita dell’ipotesi del proiettile vagante che impatta in un calcinaccio volante. Non ci credeva nessuno già allora. Ora possiamo dire fondatamente che si tratta di una frottola. Placanica ha sparato e non poteva non calcolare che sparando in quel modo e in quel contesto avrebbe ammazzato qualcuno.
Naturalmente, come alcuni hanno ipotizzato, anche qualcun altro può avere sparato in quegli attimi, e Placanica ha fatto da capro espiatorio. La sentenza della CEDU non prende nemmeno in considerazione questa ipotesi.
Secondo. Ma ciò rimanda ad un secondo punto importantissimo: la CEDU censura la magistratura italiana per avere frettolosamente chiuso il caso, laddove – come ha sempre chiesto la famiglia Giuliani – soltanto un processo dibattimentale avrebbe consentito di far luce sui mille aspetti oscuri della vicenda.
E’ questo senz’altro il punto più importante della sentenza. Su questo fronte Haidi e Giuliano escono vittoriosi.
Terzo. Comunque la morte di Carlo è da ricondursi ad una serie di carenze organizzative, indicazioni e comandi contraddittori, insomma una gestione carente e colpevole dell’ordine pubblico nei giorni del G8 genovese. Non è una novità, a dire il vero. Si poteva addirittura parlare di volontà precisa di affossare l’intera Genova nel caos e nel dramma. Già le tre sentenze di primo grado genovesi (quella contro i 25 manifestanti, quella su Bolzaneto e quella sulla Diaz) avevano sottolineato o almeno rimandato a questi aspetti. Che tutto ciò sia riconosciuto da una Corte internazionale non è però privo di importanza.
La Corte ne ha fatto discendere addirittura una multa contro il governo italiano a favore dei Giuliani. Insomma, se le cose fossero state organizzate meglio e non si fosse contribuito ad esasperare fatti e toni, Carlo con ogni probabilità non sarebbe morto. Non è molto, diciamolo pure, a 8 anni di distanza dai fatti; ma è senz’altro una condanna politica per chi – soprattutto, ma non solo, a destra – ha sostenuto che tutto in quei giorni era sotto controllo e che il macello fu dovuto solo ai black block e ai manifestanti violenti.
La sentenza CEDU, per come ricostruisce i fatti, autorizza la famiglia Giuliani a chiedere comunque i danni per la morte di Carlo con un altro processo in sede civile. Non sappiamo se Haidi e Giuliano vorranno intraprendere questa ulteriore battaglia: non si può chiedere anche questo a due persone da 8 anni in prima fila nel ricercare la verità sulla tragedia che li ha investiti, e che assieme a loro ha investito tutti noi; c’è un limite a tutto. Ma se vorranno affrontare anche questa battaglia, troveranno sostegno fra chi non dimentica quel venerdì pomeriggio di luglio nel 2001.
ASSISTENZA LEGALE PER IL G8
In occasione delle manifestazioni che si terranno a Roma e all'Aquila durante il vertice del g8 il Legal Team Italia, il Legal Team Europa e l'AED (Avvocati Europei Democratici) hanno organizzato un servizio di assistenza legale per difendere i diritti fondamentali di libera manifestazione del pensiero, di movimento e di informazione.
Nel momento in cui viene approvato il c.d. “pacchetto sicurezza” che rappresenta un gravissimo attentato alle libertà civili e alle garanzie costituzionali è importante riaffermare che la libertà di manifestare liberamente non può essere limitata.
Per questo le persone che abbiano necessità di intervento legale possono fare riferimento alle seguenti strutture:
FRONTIERE: chi fosse bloccato alle frontiere può contattare gli avvocati i cui nomi e numeri di telefono sono pubblicati sul sito www.legalteamitalia.it
ROMA: dal 7 al 10 luglio è operante un centro di assistenza legale presso la Casa dei Diritti Sociali via Giolitti n. 225 Roma (nei pressi della Stazione Termini) tel. 06 491563
L'AQUILA: gli avvocati del Legal Team saranno presenti alla manifestazione del 10 luglio con partenza alle ore 14 dalla Stazione FS di Paganica.
Gli avvocati del Legal Team saranno presenti nei presidi e nelle manifestazioni e saranno riconoscibili dalla pettorina con la scritta “Legal Team Europa”.
Sia a Roma che all'Aquila per ogni necessità di assistenza legale potete chiamare il numero 3395930900
Legal Team Italia
www.legalteamitalia.it